Ermal Meta “Ho imparato l’italiano ascoltando Mia Martini” e sull’Italia “Il problema non sono i migranti ma il malaffare”

08
Apr
2019
Pubblicato da:

Italia, musica e paura: questi gli argomenti cardine dell’ultima intervista di Ermal Meta al quotidiano Il Corriere della sera, con il quale torna a parlare del suo ruolo da migrante in Italia.

Il 20 aprile il cantautore compirà 38 anni, festeggiando questo appuntamento con un grande concerto a Milano, al Forum di Assago. Sarà una grande festa questa per lui, che chiude un periodo intenso durato quasi 2 anni e con più di 200 concerti all’attivo. Una festa dopo la quale ha annunciato una pausa per ritrovare le forze e l’ispirazione per della nuova musica.

Ermal Meta è uno di quegli artisti che è riuscita a trasformare, grazie all’impegno e alla perseveranza, una passione in un lavoro, imparando anche una lingua che non era la sua e arrivando oggi a conquistare un paese che non è il suo “Ho iniziato presto, ma sono uscito tardi. Mi sono fatto la pelle dura. Quando sei un ragazzino vuoi stare in comitiva, quindi se fai musica cerchi una band. Oggi invece sembra che tutti vogliano fare i trapper e parlare di cash. Ci sono cose interessanti e altre che fanno rabbrividire”.

Nei suoi inizi, quando ancora era bambino, c’era solo la grande Mia Martini grazie alla quale ha iniziato a parlare la nostra lingua “Ho masticato musica sin da bambino. Mamma era violinista classica, tutta casa e spartito. Dell’Albania ricordo solo cantanti di regime e musica popolare. Ascoltavo musica internazionale. Poi ho scoperto le canzoni italiane con Almeno tu di Mia Martini e Mare mare di Carboni. Arrivato a Bari la colonna sonora delle prime cotte è stato Venditti. Per imparare la lingua, scrivevo su un quaderno le parole che non capivo”.

Cantautore di professione, ma immigrato (fiero) nella vita, Ermal viene dall’Albania e proprio per questo motivo si è sempre messo in prima fila quando si parlava del tema dei migranti, in particolare dopo le polemiche contro Mahmood “È stato brutto leggere quelle cose su Mahmood. I politici e i personaggiucoli che si sono avventati su questo tema sono agghiaccianti. Già negli anni 90 c’era qualcosa, ma più che razzismo direi paura. La disperazione sociale e il vuoto culturale portano chi ha paura del futuro a prendersela con chi è additato come responsabile dei disastri del momento. Il problema dell’Italia non sono i migranti ma il malaffare”.