Muse, Chris Wolstenholme e la sua lotta contro l’alcolismo

30
Lug
2012
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Chris Wolstenholme, classe 1978, bassista dei Muse e padre di 6 figli, ha recentemente fatto una dichiarazione che ha scioccato i suoi fan: ha infatti rivelato di essere stato un alcolista al punto che, per l’album “The Resistance” del 2009, lasciò spesso soli i due compagni di gruppo Matt Bellamy e Dom Howard, senza collaborare alla realizzazione del disco.

E così, a poche settimane dalla pubblicazione del nuovo album della band, “The 2nd Law“, in uscita il 17 settembre prossimo, Chris Wolstenholme ha deciso di parlare pubblicamente dei problemi con l’alcool che lo hanno afflitto negli ultimi anni, dichiarando come il bere fosse diventato il suo unico scopo nella vita e come la dipendenza gli impedisse di fare qualsiasi cosa, anche suonare nei Muse.

E’ stato il “New Musical Express” ad intervistare il musicista: “Bere per tutto il giorno, tutti i giorni, è una cosa veramente brutta. Si arriva al punto che non sei più in grado di funzionare senza bere; ti svegli al mattino che tremi, e allora la prima cosa che fai è scolarti una bottiglia di vino. E’ quello il punto terribile a cui ero arrivato. Era una cosa incredibilmente malsana, ero sovrappeso, un casino. Allora lì ci sono solo due strade da seguire: o la smetti, o muori nel giro di pochi anni. Il bello è che anche mio padre si era ritrovato in questa situazione, che l’aveva portato a morire a 40 anni. Io avevo appena compiuto 30 anni e ho capito che, continuando in quel modo, sarei morto in dieci anni, proprio come lui. E dieci anni non è certo molto tempo”.

Alla fine Christopher Wolstenholme ce l’ha fatta, anche se solamente dopo essere stato aiutato da uno psicologo comportamentale, e per il nuovo album dei Muse ha rivelato di aver scritto e composto due brani che parlano della sua battaglia contro la dipendenza da alcool: “Save me” e “Liquid state“.