Biografia Beatles (The)

Sabato 6 luglio 1957, nella chiesa di St.Peter a Liverpool, in occasione della festa annuale della parrocchia, era in corso un'esibizione dei Quarrymen, il gruppo skiffle di cui era leader il sedicenne John Lennon. Ivan Vaughan, già compagno delle elementari di John, e componente della band, gli presentò il quindicenne Paul McCartney, all'epoca suo compagno di scuola al Liverpool Institute. Paul si presentò suonando Long Tall Sally di Little Richard e Twenty Flight Rock di Eddie Cochran.

Durante le sue esibizioni John usava cambiare parole e accordi a suo piacimento; rimase quindi colpito dalla memoria di Paul che ricordava alla perfezione testi e melodie. Sebbene John ben sapesse che invitare Paul a far parte del gruppo avrebbe significato condividerne la leadership, si risolse ben presto a farlo entrare nei Quarrymen.

Un anno dopo l'ingresso di Paul nel gruppo, questi contattò per un provino un altro ragazzo del Liverpool Institute, l'amico e compagno di scuolabus George Harrison. John ammise George nel gruppo dopo un provino che ebbe luogo proprio su un autobus, dopo averlo ascoltato cimentarsi in un pezzo strumentale: Raunchy. Nel 1960 fu un compagno di John all'Art college, lo scozzese Stuart "Stu" Sutcliffe a divenire il bassista dei Quarrymen. Pittore di grande talento, acquistò un basso Hofner dopo aver venduto il suo primo quadro. Più tardi, quell'anno, prendendo spunto dai Crickets di Buddy Holly (grilli, in inglese), il complesso prese il nome di Beatles (dopo essere passati per Beetles - coleotteri , Long John & The Silver Beetles, Silver Beetles e altri). L'associazione in italiano fra il nome dei Beatles e quello degli scarafaggi è in realtà un errore grossolano anche se radicato in una leggenda: il nome comune inglese dello scarafaggio è cockroach, mentre con beetle si indicano genericamente i Coleotteri. L'errore, presumibilmente solo italiano, è probabilmente nato da una traduzione infelice del termine beetle e da una scarsa conoscenza degli Insetti. La scelta del nome identificherebbe i Beatles con i maggiolini o gli scarabei e non con gli scarafaggi.

I Beatles non si caratterizzavano all'inizio della loro carriera per bravura. Mancavano di un batterista fisso; a loro si unì per un breve tempo il batterista trentaseienne Tommy Moore, che li lasciò dopo una tournèe in Scozia come gruppo di accompagnamento del cantante Johnny Gentle. E soprattutto Sutcliffe aveva difficoltà a suonare il basso in modo soddisfacente. Per una serie di fortunate coincidenze, poichè altri gruppi di Liverpool non erano disponibili, il loro primo manager, Allan Williams, procurò loro una scrittura ad Amburgo, dove un'altra band di Liverpool, Derry and Senior, stava esibendosi con successo. Mancavano però ancora di un batterista: esibendosi nel "The Casbah" di Mona Best, notarono il figlio della proprietaria, tale Pete Best, che possedeva e suonava una batteria ma non aveva un proprio gruppo. Fu reclutato pochi giorni prima di partire per Amburgo. Ad Amburgo iniziò una vera trasformazione. Costretti dall'esigente titolare del locale in cui si esibivano (il nr. 36 di GroàŸe Freiheit, una laterale della Reeperbahn, la via a luci rosse del quartiere di St. Pauli) a lunghe performance in cui dovevano produrre il massimo volume, la loro musica acquistò potenza e consapevolezza. Iniziò ad emergere la volontà di Paul di prendere il posto di Stuart al basso, e si formò lo stile e il repertorio che caratterizzerà i primi anni della loro attività.

Presto furono costretti a tornare a Liverpool a causa di alcuni problemi con la polizia tedesca, imbeccata dal primo impresario che li aveva sotto contratto ma che essi lasciarono per una più vantaggiosa scrittura. George era minorenne e non poteva lavorare legalmente; Pete e Paul, lasciato il loro vecchio e precario alloggio perchè trasferitisi nella sistemazione procurata dal loro nuovo datore di lavoro, rientrando nottetempo per prendere le loro cose illuminarono la stanza con un profilattico appeso alle parete cui diedero fuoco, incendiando così la carta da parati, evento che provocò il loro arresto e quindi l'espulsione. Tuttavia, pochi mesi dopo essi ritornavano nella città tedesca con un contratto firmato senza l'intermediazione del loro manager, grazie agli estimatori che si erano conquistati. Nella seconda spedizione ad Amburgo si iniziò a delineare la definitiva line-up della band. Stuart Sutcliffe, ammesso all'Accademia d'arte di Amburgo, lasciò la musica per dedicarsi alla pittura, suo vero interesse. Al basso subentrò così Paul McCartney. Al ritorno da Amburgo essi iniziarono ad attrarre l'attenzione con la loro musica martellante e il loro aspetto: i capelli pettinati in avanti con la frangetta, le giacche di pelle o senza risvolti, il tutto completato da stivaletti, furono il contributo all'immagine dei Beatles dato della fidanzata tedesca di Stuart, Astrid Kirchner, e anche il look che sostanzialmente caratterizzò la band negli anni dell'esplosione. Iniziarono a suonare in un locale in Mathew street, il Cavern club, in cui si erano precedentemente esibiti con scarsi risultati, ma in cui ora richiamavano un vasto pubblico, soprattutto femminile. Presto trovarono un manager in Brian Epstein che, all'epoca, gestiva un negozio di elettrodomestici e dischi a Liverpool. Incuriosito dalla richiesta da parte di un loro fan di un disco da loro registrato in Germania "My Bonnie", in cui in realtà essi accompagnavano il cantante solista Tony Sheridan incontrato ad Amburgo, e incoraggiato dal fatto che essi si esibissero nel Cavern club a poca distanza dal suo negozio, ci andò per conoscerli. Colpito dal loro carisma e dal richiamo di pubblico, si offrì di fare loro da manager. Anche per il fatto di aver rotto con il loro primo manager, Allan Williams, e limitandosi la loro attività quasi esclusivamente agli spettacoli quotidiani al Cavern club, dopo un'iniziale esitazione, accettarono. Da parte sua Epstein riuscì ad allargare il giro delle loro scritture, si impegnò a "ripulirli" , a "civilizzarli" adeguatamente per poi ottenere un provino ai Beatles con la Decca records per il giorno di capodanno del 1962.

Fu così che Mike Smith, osservatore della Decca Records, partì alla volta di Liverpool per ascoltare i Beatles e un altro gruppo locale, rimanendo favorevolmente impressionato dalle loro esibizioni al Cavern club. Giunti a Londra per l'audizione, i Beatles sciorinarono il meglio del loro repertorio, conservato per la storia nelle registrazioni rimaste nell'archivio della casa discografica. Nonostante il gradimento di Smith, la Decca preferì mettere sotto contratto un altro gruppo, per il fatto che quest'ultimo era di Londra e non della relativamente lontana Liverpool. Il fatto divenne aneddotico ed entrò a far parte della classica galleria di errori di valutazione della serie La parola agli esperti. Un paio d'anni dopo, la Decca, per ironia della sorte su raccomandazione di George Harrison, mise sotto contratto i Rolling Stones.

Dopo questo insuccesso, per puro caso, mentre Brian Epstein faceva realizzare un acetato dei pezzi dei Beatles nel celebre negozio HMV in Oxford street a Londra, un tecnico, colpito dalla musica che aveva sentito, lo indirizzò presso la EMI.

Fu solo l'insistenza di Brian Epstein e il fatto che egli fosse, con il negozio di famiglia, la NEMS, un importante distributore nel nord dell'Inghilterra, a convincere i dirigenti della EMI, che demandarono a George Martin il compito di ascoltare qualche traccia incisa dai Beatles.

Martin, all'epoca, era responsabile per la EMI dell'etichetta sussidiaria Parlophone, che si occupava di jazz e musica classica. Non era quindi molto sintonizzato con lo stile dei Beatles, ma avendo ascoltato su insistenza di Epstein parte del materiale da essi prodotto, decise di concedere loro un'audizione che si tenne il 6 giugno 1962 a Londra.

Furono registrati quattro pezzi, tra cui una versione del classico Besame Mucho cantata da Paul, e tre composizioni originali: Love Me Do, P.S. I Love You e Ask Me Why, sulle quali l'assistente di studio di George Martin, Ron Richards (che si fece carico della seduta di registrazione in attesa dell'arrivo di Martin), riteneva si potesse lavorare.

Fu solo a quel punto che i Beatles poterono avere un vero contratto discografico, anche se non molto vantaggioso per loro. Martin era convinto che si potesse trarre qualcosa di buono dal gruppo, ma certo non più di qualche migliaio di copie prima che la band cadesse nel dimenticatoio e si sciogliesse, come succedeva nella musica pop del tempo. Quando il 4 settembre 1962 i Beatles si ripresentarono in sala d'incisione, Ringo Starr sostituiva Pete Best alla batteria. Subito dopo la prima audizione, infatti, George Martin, insoddisfatto della batteria di Best, disse a Brian Epstein che avrebbe preferito un sessionman per le registrazioni in studio, mentre Best poteva andare bene per le esibizioni dal vivo. Questo fatto, oltre alla mancanza di un vero rapporto tra Best, dal carattere molto introverso, e gli altri componenti, nonchè la convinzione che Starr, che conoscevano bene per averlo incrociato ad Amburgo con il suo gruppo Rory Storm & the Hurricanes e averci suonato in qualche occasione, fosse il sostituto adatto convinsero il gruppo alla sostituzione il 16 agosto. Love Me Do fu il primo brano a essere inciso.

Martin, che nulla sapeva del cambio di formazione, aveva chiamato un batterista per sostituire Best, il sessionman Andy White, che registrò Love Me Do e P.S. I Love You. Ringo si adattò a suonare il tamburello come rinforzo al rullante in Love Me Do, mentre in P.S. I Love You era alle maracas. Venne pubblicato come singolo la versione con Andy White, mentre la versione dell'album vide Starr alla batteria. Il disco raggiunse il diciassettesimo posto nelle classifiche di vendita del Regno Unito, ma a Liverpool vendette moltissimo.

Una leggenda vuole che il successo di vendite a Liverpool fosse dovuto all'acquisto da parte di Brian Epstein di migliaia di copie del disco. A quarant'anni di distanza, quello che sembrava solo un episodio leggendario fu invece confermato da Alistair Tylor, a quel tempo assistente di Epstein.

Dopo la buona affermazione di Love Me Do, i Beatles tornarono in studio per dare un seguito al loro esordio. George Martin, da buon professionista del ramo, aveva loro trovato una canzone con cui pensava essi potessero scalare la classifica delle vendite. Il titolo del pezzo era "How do you do it?" e l'autore era Mitch Murray. I Beatles fecero chiaramente capire che era la loro nuova composizione, Please please me, che intendevano registrare.

Martin era di tutt'altro avviso, ma bastò che essi gliela facessero ascoltare perchè il produttore cambiasse idea. Please please me fu il loro secondo 45 giri e raggiunse il primo posto della Hit parade inglese. Sarebbe stato il primo degli innumerevoli hits firmati Lennon-McCartney. Il successo del brano iniziò a far conoscere il gruppo su scala nazionale: uscito l'11 gennaio 1963 ebbe subito recensioni positive.

Due mesi dopo, il 23 marzo, uscì l'album omonimo, che vendette subito 500.000 copie e raggiunse la vetta della classifica di vendita degli LP. Questo 33 giri, che vedeva una originale copertina con la loro foto in costume di scena affacciati, baldanzosi e sorridenti, dalla ringhiera della casa editrice della EMI in Manchester Street, fu di fatto il primo passo del loro ingresso nella storia della musica pop. Notevole era il fatto che per la prima volta non si trattava di brani di altri autori, cioè cover, raffazzonate alla buona per mettere insieme il formato a 33 giri, come era comune per sfruttare rapidamente singoli di successo; ben otto brani su quattordici erano infatti di loro composizione.

Con le apparizioni televisive negli show musicali, la loro immagine innovativa, la pettinatura, i vestiti, essi conquistarono un istantaneo seguito tra gli adolescenti inglesi. Iniziò così la beatlemania: ogni loro concerto fu presto caratterizzato dalle urla assordanti delle fan che rendevano impossibile ascoltare il suono che producevano. Erano inoltre costretti a rocambolesche fughe per evitare l'assalto delle orde di ammiratrici. Ben presto altri gruppi imitarono il loro look e il loro repertorio. Inizia così una fase nuova nella musica pop.

L'album seguente With the Beatles fu pubblicato il 22 novembre 1963 ed ebbe un consenso talmente grande, sia di pubblico sia di critica, che non fu nemmeno necessario promuoverlo con l'uscita di un singolo. La copertina era decisamente artistica e originale, così come gli otto brani firmati da Lennon-McCartney ed il primo firmato da Harrison intitolato Don't Bother Me. Divennero celeberrime All My Loving, ripresa da molti altri artisti e I Wanna Be Your Man con la quale i Rolling Stones centrarono il loro primo successo commerciale.

Accanto all'intensa attività in studio, si susseguivano senza sosta i concerti e i tour in vari Paesi del mondo.

Le scene di delirio collettivo che si erano verificate oltre Atlantico nel febbraio del 1964, in occasione della loro apparizione all' "Ed Sullivan show" e dei concerti al Washington Coliseum e a Miami e poi durante il primo vero tour dell'estate successiva che li lanciava sul mercato americano sembravano intramontabili. Durante l' apparizione all'"Ed Sullivan show" il numero di crimini riportati a New York fu molto vicino allo zero, e quelli minorili praticamente si azzerarono. George Harrison affermò nel film "The Beatles Anthology": "Anche i criminali si fermarono a guardarci!" prendendo spunto dalle notizie, forse un po' sensazionalistiche, apparse sui quotidiani anglo-americani dell'epoca.

Il 10 luglio 1964 venne dato alle stampe A Hard Day's Night: il film omonimo fu un vero e proprio tributo alla Beatlemania; l'idea portante era di riprendere 36 ore della vita dei Fab Four nello stile di un documentario.

Il disco si rivelò il migliore realizzato fino a quel momento e tutti i brani erano composti da loro. Il disco viene ricordato anche per l'introduzione della Rickenbacker 12 corde elettrica e del rivoluzionario stile, contemporaneo a quello dei Byrds di Roger McGuinn. John Lennon con A Hard Day's Night incominciò a comporre una lunga serie di brani a sfondo filosofico-esistenziale-politico-sociale e non a caso i suoi libri, in quel periodo, ottennero premi letterari e riconoscimenti un po' ovunque. Paul McCartney si specializzò sempre di più nella produzione di canzoni melodiche, sentimentali ed accattivanti come And I Love Her e If I Feel, mostrando però una accuratezza tecnica sempre maggiore.

Instancabilmente proseguirono i loro tour dopo la pausa di 14 giorni dovuta alla registrazione dell'album e le scene di folle deliranti, composte soprattutto da ragazze urlanti, culminarono con lo storico concerto dell'agosto 1965 allo Shea Stadium di New York, davanti ad un pubblico di 55.000 persone, e si sarebbero ripetute sempre uguali dall'Europa all'Australia ad esclusione del loro ultimo tour americano contestato da alcuni gruppi di fanatici religiosi a causa di alcune avventate dichiarazioni di John Lennon sulla presunta maggiore popolarità ed incidenza dei Beatles rispetto a quella di Gesù Cristo.

I giornalisti americani li assillarono continuamente su questo tema finchè John Lennon riuscì a chiarire le sue tesi un volta per tutte ed a calmare un po' le acque; i Fab Four però vissero ugualmente l'ultima fase della tournèe con il terrore di essere bersaglio di qualche attentato.

L'ultimo concerto dal vivo fu realizzato al Candlestick park di San Francisco, nell'agosto del 1966.

Attesi spasmodicamente anche in Italia, nel giugno del 1965, i Beatles effettuarono un mini-tour italiano e in ciascuno dei concerti - uno al pomeriggio ed uno alla sera - suonarono per poco più di mezz'ora (preceduti da artisti rock italiani come Angela, Peppino Di Capri, Fausto Leali e i New Dada); ma i fan che accorsero ad ascoltarli al Velodromo Vigorelli di Milano, al Palasport di Genova e al Teatro Adriano di Roma rimasero tutt'altro che delusi. Fu quella l'unica volta che suonarono in Italia.

Nel pieno della carriera, i componenti del complesso furono nominati - a furor di popolo, ma soprattutto grazie ad una illuminante mossa politica del Primo Ministro Harold Wilson in cerca di consensi - Membri dell'Ordine dell'Impero Britannico dalla regina Elisabetta II (e pare che i quattro nell'occasione non abbiano risparmiato apprezzamenti poco regalmente corretti nei confronti dell'augusta sovrana, mentre ancor più certa, nonostante le smentite successive, pare la leggenda che i Fab Four abbiano consumato uno spinello nelle regali toilettes di Palazzo, anche se in realtà, come confermato successivamente dagli stessi Beatles nella loro Anthology, consumarono solo un'"innocente" sigaretta). La motivazione ufficiale del riconoscimento evidenziò più che i loro meriti artistici quelli economici; infatti i "Fab Four" fecero da traino alla zoppicante economia inglese che trovò un immediato giovamento dal made in England artistico diffusosi ormai in quasi tutto il pianeta. Conviene rammentare che raramente nel passato la Gran Bretagna aveva esportato cantanti, canzoni e composizioni e ormai veniva considerata una colonia americana per la musica leggera e una colonia italiana per il bel canto.

Anni più tardi, nel 1969, Lennon rinuncerà alle onorificenze restituendo la medaglia alla regina: fu un gesto clamoroso con cui intese protestare per il ruolo del Regno Unito nel Biafra e contro l'appoggio agli Stati Uniti in Vietnam e per il fatto che il suo disco "Cold Turkey" non arrivò in cima alla Hit Parade.

Molti anni dopo Paul McCartney fu promosso al grado di Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico, il che comporta il diritto al titolo di Sir davanti al nome.

Il poco tempo lasciato libero dalle tournèe che si susseguivano a ritmo battente causò il passo indietro di Beatles for Sale, uscito il 27 novembre 1964. Il titolo sardonico ma emblematico, ideato da John Lennon, rifletteva le stesse impressioni del brano più gettonato che fu Eight Days A Week; la stanchezza aleggiava tra le note dell'album nonostante il più alto numero di cover presenti, ben sei, e per di più prese in prestito da autori della fama di Buddy Holly, Chuck Berry, Little Richard. Viene considerato l'album meno incisivo del gruppo.

Tale lavoro fu però un passo necessario per consentire il percorso evolutivo musicale esplicato dapprima con Help!, altro album di supporto a un film omonimo piuttosto auto-indulgente nel quale i Beatles istrioneggiarono, evidenziando più che altro il buon talento recitativo di Ringo Starr e un certo disinteresse di John Lennon per le riprese (proprio lui in seguito otterrà premi cinematografici con la pellicola Come vinsi la guerra). Il disco evidenziò da una parte la passione di John Lennon per Dylan manifestata nella ballata You Have Got To Hide Your Love Away e la sua ricerca di testi sempre più elaborati e impegnati, dall'altra la continua ricerca di brani melodici, romantici, ma indimenticabili fatta da Paul McCartney e culminata nella evergreen Yesterday.

Help fu pubblicato nell'agosto 1965 e solo 4 mesi più tardi la loro evoluzione li portò al risultato straordinario di Rubber Soul, raffinato e ricercato album, in cui compare per la prima volta nella musica leggera occidentale il suono del sitar indiano, e le cui le sonorità presero il sopravvento sui temi trattati nei primi anni di carriera, volutamente non impegnati e frivoli, atti a conquistare più pubblico possibile. I Beatles erano adesso pronti anche a mettere pubblicamente su disco le riflessioni sul proprio ruolo di star e sull'importanza che essi, all'inizio incoscientemente e, mano mano, sempre più volontariamente, stavano assumendo nel panorama della musica occidentale e degli usi e dei costumi. Avevano ancora conservato una buona carica di idealismo giovanile e di ambizione personale; a quel punto della carriera si sentivano certamente investiti del carisma di leader di un movimento giovanile incandescente, magmatico, ribelle, propositivo ma anche molto fragile, aleatorio e condizionabile. Inoltre percepivano di trovarsi al centro del mondo occidentale avendo conquistato, per primi nella storia della musica moderna, fans trans-generazionali (dai teen-ager fino agli adulti e persino agli anziani); seguirono quindi la via della sperimentazione per innumerevoli motivi, cercando anche di stupire, di ammaliare e di guidare con ogni opera e ad ogni atto pubblico i loro fans. Assursero al ruolo di "profeti", più che ascetici, però, "mondani", necessari ad una massa in divenire alla ricerca di nuovi punti di riferimento.E cominciò anche l'uso di stupefacenti come l'LSD, che ispirarono direttamente il testo e le suggestioni psichedeliche di molti loro brani.

Sul titolo ("anima di gomma"), le versioni divergono. Secondo una di esse, era un'espressione che Paul ripeteva in sala di registrazione durante le prove di I'm down. Una variante vuole invece che sia stato un commento sui Rolling Stones di Bob Freeman, l'artista che realizzò la fotografia stirata della copertina.

L'album è pervaso da una atmosfera misticheggiante, le musiche appaiono fresche, imprevedibili, trascinanti; Paul McCartney confermò i suoi talenti in Drive My Car orchestrata da un piano straripante e virtuoso, da una chitarra scintillante, e dalle voci allusive e sbeffeggianti, mentre con Michelle cantò un inno all'amore dolciastro e sentimentale meritevole di innumerevoli cover; John Lennon raggiunse picchi di umorismo sardonico memorabili nelle sue indimenticabili ballate: in Norwegian Wood, compose un quadretto di un'avventura extraconiugale tanto grottesca quanto esistenzialista; in Nowhere Man, delineò un ritratto dell'uomo medio contemporaneo proteso verso falsi e inutili traguardi a causa della perdita del senso della vita; in Girl e In My Life la vena ironica si accostò perfettamente a quella nostalgica e a quella romantica.

Secondo il periodico "Paralleli", colui che indusse, per la prima volta, i Beatles ad utilizzare stupefacenti, fu Bob Dylan. Si narra che il grande folk-singer, tra l'altro uno degli idoli del gruppo, durante la tournèe statunitense del 1964, si ritrovò con gli stessi nel bagno di un albergo. Toccando l'argomento, Lennon offrì a Dylan delle pillole di "Dexies", un eccitante che i Beatles assumevano durante la gavetta di Amburgo per sostenere al meglio gli stressanti ritmi di quelle notti. Dylan rifiutò proponendo di fumare un po' di erba. Il primo a provare fu Starr che dopo alcune boccate iniziò a ridere come un matto.

È il preludio alla fase della maturità artistica. Revolver iniziò la fase in cui la musica dei Beatles prendeva forma in lunghe e articolate sessioni in studio, con l'assistenza di Geoff Emerick, giovane tecnico assunto in EMI cinque anni prima all'età di 15 anni, piuttosto insofferente alle normative consolidate da anni in EMI riguardanti le metologie da usare nella presa del suono, sfruttando con abilità tutte le risorse fornite dalla primitiva tecnologia dell'epoca, iniziano a sfornare capolavori sul piano del suono, che sarebbe stato impossibile riprodurre in concerti dal vivo. Revolver parlò di amore, di droga, ma anche di tasse con il pezzo di apertura Taxman musicalmente brillante e con un testo acido verso i politici inglesi dell'epoca, composto e cantato da George Harrison. Parlò anche di morte con Tomorrow never knows di John Lennon che si era ispirato al Libro tibetano dei morti con la voce immersa tra suoni di nastri riprodotti al contrario in una perfetta anticipazione di Sgt. Pepper's; le canzoni di Paul McCartney Eleanor Rigby, For no one, Good day sunshine e Here, there and everywhere raggiungeranno una nitidezza non più eguagliata. I suoni si arricchiscono di strumenti indiani, e di molte altre innovazioni elaborate in studio in modo artigianale ma dalla grande resa finale.

Cominciarono gli anni delle lunghe sedute di registrazione in studio: non potendo riprodurre dal vivo le complesse sonorità dei brani presenti sui loro dischi a partire da Revolver, ma anche estenuati dalle tournèe mondiali con tumultuose esibizioni in cui il suono del gruppo era letteralmente sommerso dalle urla delle fan, preocupati per le prime minacce piovute dai fanatici religiosi e infine allettati dall'ambizione di entrare nei libri di storia, non solo musicale, i Beatles interruppero l'attività dal vivo e si dedicarono esclusivamente all'attività in studio di registrazione (questa scelta rattristò Brian Epstein che si sentì a quel punto persino inutile e ingombrante, anche se fu proprio lui a spingere i Fab Four verso il progetto di una etichetta indipendente).

L'1 giugno del 1967 uscì il disco considerato da molti il più importante della storia del rock: Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, inizialmente pensato come un concept album che avrebbe dovuto rievocare gli anni della loro infanzia e adolescenza a Liverpool. Il titolo nacque su idea di Paul McCartney che voleva creare una nuova identità al gruppo. Tuttavia, esigenze contrattuali imposero che venissero commercializzati come 45 giri i due brani del progetto già registrati: Penny Lane e Strawberry Fields Forever. Per la prima volta veniva pubblicato un 45 giri dal doppio lato A, cioè con due pezzi di pari livello. Ciononostante Sgt. Pepper conservò un'apparente compattezza, dovuta alle innovazioni sonore introdotte e al momento particolarmente ricettivo del pubblico, a dispetto della disomogeneità qualitativa dei brani presenti nel disco. Anni dopo, John Lennon rivendicherà l'individualità dei suoi pezzi (Lucy in the Sky with Diamonds, A day in the life i più notevoli) affermando che sarebbero potuti stare in qualunque 33 giri dei Beatles, negando implicitamente che Sgt. Pepper fosse un "concept album".

L'uscita del disco provocò uno strappo nel panorama musicale mainstream: tutto, dalla copertina, ai suoni, alla chiusura con la "epica" e "apocalittica" A Day in the Life, era la riproposizione in chiave "moderata" e popolare delle pietre miliari del 1966 americano, ovvero gli album dei Byrds, Beach Boys (Pet Sounds) e Bob Dylan (Blonde on Blonde). Finalmente l'Europa per prima e il grande pubblico internazionale poi, legittimavano testi e suoni che fino ad allora avevano rappresentato la cultura alternativa, il prodotto dell'underground giovanile. Eravamo ad un punto di non ritorno; da questo momento la musica pop poteva a ben diritto essere considerata arte. Nella copertina c'è un messaggio ironico all'indirizzo del loro gruppo rivale, costituito dalla frase "Welcome The Rolling Stones" stampata sulla maglietta di un pupazzo dalle fattezze di una bimba col viso di Shirley Temple. Jimi Hendrix rese onore all'uscita dell'album producendo rapidamente una cover del brano di apertura spesso eseguita durante i suoi concerti.

Il 25 giugno il gruppo registrò dal vivo negli studi EMI la lennoniana All You Need Is Love che assurgerà al ruolo di inno dei figli dei fiori e dei movimenti di protesta sessantottini; lanciata in mondovisione durante la prima trasmissione internazionale televisiva via satellite, rappresentò simbolicamente tutto il movimento artistico musicale britannico e la nascente generazione dell'amore.

Famosi ma non infallibili: così i Beatles si scoprirono in quella estate: tra le altre cose, il loro terzo film (destinato alla televisione) Magical Mystery Tour, di cui firmano - e sarà l'unica volta - la regia, si rivelerà un fiasco. Quella stessa estate, infine, il loro "scopritore" e manager storico Brian Epstein verrà trovato morto nella sua stanza, per un letale mix di alcool e psicofarmaci. La complessa macchina organizzativa e soprattutto amministrativa del gruppo si trovò così all'improvviso senza una guida.

Il 1968 si aprì con un viaggio in India presso il Maharishi Mahesh Yogi, della cui scuola di pensiero della "Rigenerazione spirituale" i Beatles erano nel frattempo diventati adepti. Al ritorno dall'India, John e Paul volarono a New York per il lancio della loro società di produzione ribattezzata "Apple" e che aveva per simbolo una mela verde. Con la loro società, essi spiegarono, volevano dare la possibilità a tutti gli artisti che avevano qualcosa da dire, fossero essi musicisti, scrittori, cineasti, di potersi esprimere senza passare dalla dura gavetta e dalla spasmodica ricerca di qualcuno che gli desse fiducia come era capitato a loro. Paul disse in una conferenza stampa che l'idea era quella di un "comunismo occidentale". Di fatto, l'attività principale della Apple fu la produzione dei loro dischi, che dal White Album in poi iniziarono ad apparire con l'etichetta della mela verde, intera su un lato del disco e tagliata a metà sull'altro. Si trattò di un'impresa velleitaria che risucchiò molto denaro e dette risultati molto modesti rispetto alle aspettative artistiche, anche se alla fine uscirono per la Apple dischi di autori di talento, come il giovane James Taylor.

Con il contributo anche di molti brani composti durante il loro soggiorno presso l'ashram himalaiano del Maharishi, conclusosi con una certa delusione da parte loro, nacque il doppio The Beatles (soprannominato White Album per la copertina completamente bianca), uscito nel novembre del '68. Nel disco è evidente come il gruppo stesse perdendo la sua coesione, in quanto ogni brano riporta l'identificabile cifra stilistica del suo autore, ma anche in positivo il prepotente emergere come compositore di George Harrison (sua infatti la notevole "While my guitar gently weeps", che si segnalò anche per l'inedita presenza alla chitarra solista di Eric Clapton) al pari di alcuni dei più bei pezzi mai scritti dai Beatles (Happiness is a warm gun, Martha my Dear, Glass Onion, Blackbird).

Ma il disco non riscosse lo stesso consenso dei precedenti, e loro stessi osservando il panorama musicale contemporaneo si accorsero che molti artisti, anche emergenti, avevano pubblicato album contenenti sonorità più innovative e sofisticate, grazie ad una virtuosità musicale degna almeno dei collaboratori di Miles Davis. In quel periodo i percorsi della musica cosidetta "alta" e della musica "bassa", per così dire, si incrociarono e da questi accostamenti nacquero progetti, suite, opere sempre più avveniristici. I Beatles, forse, intuirono che non erano più loro a condurre la locomotiva dei mutamenti musicali.

Per questi motivi e per rimediare ai sempre più frequenti contrasti interni (dovuti anche alla presenza ingombrante della nuova compagna di Lennon, Yoko Ono), nacque l'idea di "tornare alle origini" con un disco più spontaneo e meno ricercato, registrato in diretta senza le ricercatezze e le elaborazioni in studio dei loro ultimi lavori. Il progetto, dal nome Get Back, prevedeva anche un film sulla sua realizzazione e il ritorno ad una performance dal vivo.

Le riprese delle sedute di registrazione furono affidate al regista Michael Lindsay Hogg. Venne così immortalato un litigio tra Paul e George a proposito del modo in cui il chitarrista "interpretava" la musica di McCartney: un episodio che ben rifletteva le tensioni latenti nel gruppo. Le riprese, iniziate negli inospitali studi cinematografici di Twickenham a Londra, poi abbandonati per uno studio casalingo alla Apple in Savile Row, sarebbero diventate un film uscito con lo stesso titolo dell'album, destinato a restare - e a farli restare - nella storia della musica pop. Dopo molte ipotesi, tra cui quella di tenere un concerto di chiusura su una nave o suonando in un locale "a sorpresa" e all'insaputa del pubblico, il palcoscenico, l'ultimo stage, divenne la terrazza del loro quartier generale londinese, la Apple, al numero 3 di Savile Row, dove, il 30 gennaio del 1969, ebbe luogo il loro ultimo concerto dal vivo.

Il pubblico era costituito, oltre che dagli operatori addetti alle riprese cinematografiche del concerto, da una manciata di curiosi, per lo più impiegati dello stesso stabile accorsi fra i comignoli senza forse immaginare che sarebbero stati testimoni di un evento. In strada, per contro, decine di bobbies faticavano a tenere a bada ancora una volta (l'ultima) nugoli di fans che avevano appreso in qualche modo la notizia della performance.

Ma subito dopo l'interesse dei quattro per Get Back calò ed essi si dedicarono a diversi progetti solisti che avevano già pronti nel cassetto.

Pochi mesi dopo i quattro tornarono in studio per un nuovo album: richiamarono George Martin, che li aveva abbandonati dopo il White Album, stanco dei continui litigi, e produssero con un ultimo sforzo Abbey Road, il testamento artistico che con capolavori quali Come Together, Here Comes The Sun e She Came in Through the Bathroom Window diede l'ultimo fulgido esempio della loro arte.

Dopo l'uscita di Abbey Road, Harrison e Lennon (all'insaputa di McCartney) chiamarono l'affermato produttore Phil Spector per affidargli i nastri di Get Back: Spector rielaborò radicalmente molte canzoni, ma ebbe il merito di rendere vendibile del materiale spesso troppo grezzo.

Il prodotto è l'album Let It Be, che uscirà un mese dopo l'intervista con cui McCartney annunciò l'abbandono del gruppo. Fu l'atto finale.

Seguiranno diverse cause legali, ma anche quattro carriere soliste certo non paragonabili tra loro (e difficilmente accostabili a quella del complesso unito), ed una eredità pesantissima.
Fonte: Wikipedia.org