Mogol, 80 anni e una lunga carriera a scrivere musica

16
Ago
2016
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Manca solo un giorno all’ottantesimo compleanno dell’autore di testi musicali più famoso d’Italia, l’autore delle canzoni più belle di sempre; è il 17 di agosto che Giulio Rapetti Mogol spegnerà le sue prime 80 candeline, e sull’onda della gioia di questo momento ricorda i tempi passati.

Intervistato da La Stampa in occasione di questo importante momento della sua vita, Mogol si racconta, ricordando i tempi che furono e gli artisti con cui lavorò maggiormente.

Ne ho tradotte molte, ma non rispettavo il testo. Space Oddity diventò “Ragazzo solo, ragazza sola”, con tanto di seguito in film. Non sentivo il suo concetto di spazio: ma lui approvò, e la cantò. Avevo un contratto per tradurre tutto Dylan, e ho stravolto anche Blowing in the Wind. Su Ballad of a Thin Man però si innervosì molto e ci organizzarono un incontro a Londra: stracciò il testo davanti a me. Io gli chiesi che cosa voleva dire la canzone, mi rispose che non aveva capito nemmeno lui. Ma fu carino, simpatico. Mi disse che aveva letto tutti i miei testi. […] Il nome Mogol lo scelse la Siae perché gliene avevo mandati 120 e nessuno piaceva. Ora è parte del mio cognome, ho fatto richiesta allo Stato ed è stata accettata. Si chiamano Rapetti Mogol i miei 5 nipoti e i 4 figli. Sono tutti laureati, i figli, e anch’io: ho avuto una laurea ad honorem. A Milano hanno fondato un’associazione per promuovere la mia candidatura al Nobel della letteratura“.

Un piccolo spazio è stato riservato anche a due artisti che lui seguì più di tutti, quali Battisti e Celentano; con il primo “Ho dovuto lottare perché non volevano che cantasse, né Ricordi né la Rai. Mi seguì alla lettera, fino a un certo punto” e con il secondo il lavoro è andato avanti nel tempo fino agli anni Novanta “Ho lavorato con lui dai tempi di Ciao Ragazzi e Nata per me, poi nei Novanta con pezzi bellissimi del grande Gianni Bella, pensi solo a L’emozione non ha voce. In verità avrei una canzone con Bella, da far ascoltare a Mina: ma io non mi propongo, non chiedo, sono fatalista“.