Marco Masini, la rinascita del cantate con “Spostato di un secondo”

15
Mar
2017
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La sua partecipazione a Sanremo, il nuovo album Spostato di un secondo, il nuovo stile musicale: per Marco Masini arrivato alla soglia dei 50 anni questo è un periodo di rinascita, è come una seconda vita.

53 anni il prossimo settembre, oggi Marco Masini ha abbandonato l’aspetto del ragazzo “disperato” dando di sé l’immagine di un uomo solido e risoluto. Il nuovo album Spostato di un secondo è la chiara dimostrazione del suo cambiamento, della maturità ormai completamente raggiunta e dell’inizio di una seconda fase della sua vita.

Intervistato dalla rivista VanityFair, Marco è tornato a parlare del Festival di Sanremo dove si è classificato 13esimo con il brano Spostato di un secondoArrivare primo è sempre meglio che arrivare ultimo, certo: io sono finito nel mezzo e un po’ lo aspettavo, l’avevo messo in preventivo. Un certo tipo di giuria mi ha dato un voto buono, la popolare mi ha penalizzato, forse perché si aspettava una canzone diversa da me. Ma Spostato di un secondo è una canzone che bisogna ascoltare, infatti la soddisfazione è venuta dopo: entrando in airplay la gente la sta cominciando a capirla. Non è un pezzo da Festival ma io già lo sapevo, lo dissi anche a Carlo. […] Quando sei giovane puoi andare lì per cercare la tua vetrina e farti conoscere. A me, dopo ventisette anni di musica, interessa solo raccontarmi: e se questo è quello che sono oggi è giusto che mi racconti così, non che costruisca qualcosa per arrivare primo, secondo.”.

La sua vita oggi è cambiata, è nato un Marco nuovo in lui “Il tempo mi ha insegnato che bisogna sempre essere pronti, per agganciare le sliding doors che dicevamo prima. E freddi. Io sono sempre stato freddo. Perché ho vissuto una carriera molto difficile. Ma a differenza di molti colleghi che si sono persi per strada non ho avuto la smania di accusare qualcun altro dell’insuccesso. Il tuo percorso lo crei tu, sei tu che decidi quello che gli altri devono dire o non dire di te. Quello che tu trasmetti è quello che la gente recepisce: la freddezza sta nel cogliere l’occasione importante ogni giorno”.

Uno dei suoi maggiori successi, che fece anche scalpore fu il brano Vaffanculo del 1993… è rimasto qualche ‘vaffanculo’ nel cassetto oggi? “No, perché oggi ce ne sono fin troppi, anche gratuiti. Io credo che non abbiamo più bisogno di “vaffanculo” ma anzi di un grande senso di responsabilità collettivo e soprattutto di verità. Oggi non c’è più nessuno che ci racconti verità. Ci vuole un cambiamento in favore dell’onestà: ma dobbiamo essere noi i primi onesti, perché poi alle elezioni tendiamo a votare sempre chi ci assomiglia”.