Il Riff di Marco Mengoni è con lo scrittore Antonio Dikele Distefano

09
Dic
2019
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Esce oggi sulle principali piattaforme di streaming e podcast la quarta puntata della serie IL RIFF DI MARCO MENGONI.

Il nuovo appuntamento della chiacchierata a cadenza quindicinale con personaggi appartenenti ai mondi più svariati, che ruota attorno a un elemento ricorrente nelle vite di ciascuno, è con lo scrittore ventisettenne Antonio Dikele Distefano, nato a Busto Arsizio da genitori angolani, definito da Marco per il suo eclettismo “lavorativamente onnivoro”. Nel corso della serie Marco ha dialogato con Beppe Sala, Sofia Viscardi e Neri Marcorè.

Marco rivela che il personaggio di Antonio l’ha incuriosito fin dai suoi esordi. La sua versatilità l’ha stregato e ha iniziato così a seguirlo sui social, sperando così di carpire di più su di lui, ma senza successo, e ciò non ha fatto altro che alimentare la sua curiosità. È così che Marco ha deciso di ospitarlo a Il Riff. Marco chiede ad Antonio di presentarsi, non sapendo da quale delle sue mille sfaccettature cominciare.

Mi chiamo Antonio Dikele Distefano, ho ventisette anni, e fino a qualche anno fa facevo lo scrittore – racconta – Poi ho scoperto la musica: ho cominciato a lavorare con gli altri artisti, cercando di capire quali sono i loro punti di forza. È una cosa che ho sempre voluto fare quando ero ragazzino. Vedevo Puff Daddy e mio zio mi diceva “Quello è la mente dietro a tutto”. Ecco, ho sempre voluto essere la mente dietro a tutto. Mi occupo anche della direzione artistica degli artisti, e ora sto scrivendo una sceneggiatura. Da grande mi piacerebbe tantissimo diventare un creator: far nascere una serie, un film, un libero da un’idea”.

Antonio rivela di non aver ricevuto un’istruzione in senso stretto: si è fermato dopo la terza media, ma grazie alla sua curiosità e intraprendenza è riuscito crearsi un mestiere. Questo anche grazie alle grandi innovazioni apportate da internet e dai social network.

La cosa che dico sempre ai giovani è che io non sono un esempio da seguire: mi sono trovato a diciott’anni che ero veramente ignorante. Però penso di aver reagito bene alla mia ignoranza, cercando di imparare, di studiare, di guardare film. Molti ragazzi, quando vengono in libreria alle presentazioni mi dicono “Io scrivo”, e la prima domanda che faccio loro è: “Ma leggi?”. Perché è fondamentale. Io ogni giorno leggo articoli, cerco di scoprire canzoni nuove, di parlare. La cosa che ho imparato da quando scrivo è che senza gli altri noi non saremmo chi siamo, e oggi internet ci viene in aiuto enormemente in questo. Internet accorcia le distanze, sia geografiche che culturali.”

Tra una chiacchiera e l’altra Antonio racconta che il suo mito è Roberto Saviano, che ha scoperto da piccolo per caso facendo zapping e che lo ha letteralmente stregato.

“Quando ho visto per la prima volta Roberto Saviano ho pensato “Voglio fare come lui”. Quando ero piccolino non mi piaceva guardare la televisione: Una sera andai per caso su Rai 3, e a “Vieni via con me” c’era Roberto Saviano che raccontava la macchina del fango. Io pensai: “Questo ragazzo sta raccontando questa cosa in prima serata su Rai 3. Che stile. Io voglio riuscire a raccontare le storie come fa lui”.

Il Riff di Antonio? Secondo lui, l’arte di sapere sempre come svignarsela. Come cavarsela in tutte le situazioni, sapendo reinventarsi con la creatività che lo contraddistingue.

Quando ero piccolo con i miei amici facevamo dei furtarelli: beccavano loro e non me. Nella vita l’ho sempre svignata. Non ho studiato ma ho scritto libri, e ora sto scrivendo una serie. Un mio amico, scherzando, dice siano le preghiere di mia madre. Può essere.”