“Avrei dovuto essere in viaggio per Albenga, ma la natura ha deciso per me” il dolore di Jovanotti

25
Lug
2019
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Amore, dolore, gioia, passione, musica, amicizia, festa… queste e moltissime altre sono le parole che Lorenzo Cherubini ripete, più volte, nel suo ultimo post dedicato al concerto mancato di Albenga.

Per “cause di forza maggiore” l’evento ligure del 27 luglio è stato annullato, la prima data del jova Beach Party che è andata sold out non potrà avere luogo perchè la natura ha avuto la meglio sull’uomo, portandosi con se gran parte della spiaggia dove doveva essere allestita l’area. Un grande dolore per i fan costretti a chiedere il rimborso ma soprattutto un enorme dispiacere per Jovanotti che oggi ha scritto una lunghissima lettera a tutti questi “sforunati”.

Una lettera che vale la pena di leggere, un messaggio sincero e a cuore aperto, dedicato anche a tutti i colleghi che fino ad ora hanno preso parte a questo viaggio.

“Avrei dovuto essere in viaggio per Albenga e invece siamo qui in sosta obbligata dalla natura che ha il pregio di possedere quella “forza maggiore” contro la quale le lamentele servono a poco, in casi come il nostro decide lei e, con dispiacere ma anche senso del destino, obbediamo. 
Questa sosta mi costringe per qualche ora a stare sdraiato guardando il soffitto e lì si proiettano mentalmente le immagini di queste prime giornate di Jova Beach Party: flash, panorami, sorrisi, certi momenti, i frequenti picchi di emozione vissuti in queste prime giornate e una pensiero che vorrei condividere per sapere se è una cosa che avete provato anche voi che siete stati in una delle feste di luglio.
Questa avventura va oltre ogni mia aspettativa anche la più audace. Forse perché di aspettative non ne avevo, nel senso che fin dalle prime riunioni non ho fissato un’asticella ad un’altezza o un punto su una mappa perché di mappe non ce n’erano (in senso metaforico), non ho parlato di obiettivi, ma solo di motivazioni, perché avevo la sensazione che ci si poteva provare. Per tutta una serie di ragioni legate al mio mestiere di tanti anni di dischi e live e alla presenza intorno a me di una squadra costruita in anni di lavoro insieme, ma soprattutto perché a me la cosiddetta “narrazione” sullo stato emotivo del mio paese non convinceva. In base a certe sensazioni avevo come una voce interiore che mi diceva che ci stiamo sbagliando, e che questo racconto di un’epoca carica solo di odio e di livore, di mancanza di spirito di collaborazione, di cinismo e disperazione fosse molto parziale anche se viene proposta come una verità inconfutabile. E’ solo uno stereotipo. Sono stereotipi che si aggiungono a stereotipi, e gli stereotipi non sono mai del tutto falsi, ma sono stereotipi, puntano a ridurre la realtà e la realtà non si può ridurre senza farle un torto a vantaggio solo di chi da quella riduzione ottiene un vantaggio in numeri di like, di voti, di click, di facile consenso, di vendite, chiunque esso sia, non voglio generalizzare ma la questione riguarda un po’ tutti. Quando dopo una delle recenti spiagge ho scritto di getto che “JOVA BEACH PARTY è la cosa più bella del mondo”…io lo pensavo veramente, lo posso scrivere anche adesso che sono fermo qui per un paio di giorni di off e non ho l’adrenalina a mille (risalirà presto). JBP è la cosa più bella del mondo perché rompe gli stereotipi, abbatte steccati, apre passaggi, mostra possibilità e costruisce un racconto spontaneo e complesso, vero e molto vitale. Non so se lo ha fatto anche con voi che ci siete stati, con me lo fa in modo potentissimo, imbarazzante. 
Jova Beach Party non è un’esperienza comoda, non andiamo in giro con un “prodotto” che tratta il pubblico come un cliente da “tutto compreso”, e infatti ci sono il caldo, le file, i problemi di parcheggio, le strade chiuse, e quando qualcuno ha sollevato questi punti sono osservazioni giuste (dopo la prima di Lignano molte cose organizzative le abbiamo risolte), ma queste cose sono parte di un’avventura che è nata proprio con lo scopo di essere esaltante, e quindi “anche” faticosa, inevitabilmente, e meno male. Sono matto? Forse, ma statemi a sentire, che forse siete matti pure voi, molti di voi di sicuro. Perché quando durante una di queste giornate ci guardiamo non stiamo vedendo un paese rassegnato, chiuso, avvilito, senza futuro, senza curiosità, senza voglia di divertirsi, di gettarsi nelle esperienze nuove, di pensare, di vedere, di essere, no no, al contrario, a Jova Beach Party ci si diverte da morire, perché, questo me lo state dicendo voi anche se io ci puntavo e anche io mi diverto da morire: non è un concerto, è un’altra cosa che non ha un nome ma è una figata. 
L’altra sera parlando sul palco con Fiorello dello sbarco sulla luna ho chiesto quanti erano nati nel 1969 e abbiamo alzato la mano un po’ di noi, e quando allora ho chiesto quanti non erano nati c’è stato un mare di mani al cielo. Allora ho chiesto quanti non erano nati nel 1980 e quel mare si è ridotto ma di poco. Vuol dire che moltissimi in quelle spiagge sono giovani, e TUTTI sono comunque nello spirito, perché per essere lì è il requisito di base, sennò ti prendi un biglietto numerato con poltrona imbottita in un sacrosanto spettacolo come ce ne sono di molti anche belli.
E’ verissimo che essere giovani oggi è più difficile, molto più difficile, perché nessuno ti garantisce nulla e chi lo annuncia mente e lo sa, ma questo non significa che essere giovani oggi sia diverso dall’essere giovani in qualsiasi altra epoca o luogo. Essere giovani vuol dire letteralmente avere la vita davanti a sé (rubando un titolo di un romanzo favoloso di Romain Gary che amo) anche se si trattasse di un solo giorno di vita davanti a sé. Questo emerge da queste feste, emerge forte, ed è bellissimo, e fa paura , perché è puro ROCK’N’ROLL: non ci sono voti da chiedere, non ci sono tifoserie o nemici da sminuire o umiliare, c’è la musica, il ritmo, il mare, la sabbia, i bassi, il caldo, il vento, il ferro delle scenografie, una “Venere di Willendorf “ e un astronauta, una sirena gigantesca, le strobo nella notte, il volume alto che non molla mai, la raccolta differenziata e la musica diversificata. 
Penso per esempio agli ospiti: a Olbia c’era Fiorello e c’era anche Salmo, difficile pensarli accomunati da qualche tipo di attitudine stilistica, ma non c’era niente di innaturale quella sera, niente di forzato, questo perché sono caduti gli stereotipi. Loro non erano lì per un calcolo legato alla carriera o alle opportunità, erano lì perché avevano piacere di esserci, per fare un regalo a me e stare a una festa con un bel pubblico, sapendo che il camerino è una tenda indiana con un caldo che stroncherebbe un cammello. E c’è stato Caparezza e Morandi. E Boomdabash e Antibalas,e la musica dub e la EDM, Gato Preto e Carboni, per dire, e tanti ci saranno. Nessuno di chi ha accettato di esserci lo ha fatto per darsi un’identità, in quanto chi viene l’identità già ce l’ha e non ha nessun timore perché sa che non può perderla in quanto un artista è un artista, non ha nulla che deve proteggere in un luogo dove si sta bene. Zero calcoli, zero pippe, zero fighetti, zero manager ansiosi di far risaltare il proprio artista in quanto gli artisti se sono artisti risaltano da soli oppure semplicemente non sono artisti, e questo si allarga fino alle persone che stanno in spiaggia a festeggiare, ognuno come gli pare, ognuno come si sente. L’atmosfera è BELLISSIMA!!! 
JOVA BEACH PARTY si sta rivelando come l’impresa musicale live più impegnativa mai fatta fino a oggi (1000 persone che girano e mesi di progettazione, verifiche di incidenza, sicurezza ecc.). JBP è “imperfetta” , eppure questa è la sua forza, e sono sicuro che chi c’è stato sa di cosa parlo. E’ per questo che ci rendono la vita difficile in ogni luogo dove arriviamo (sempre con argomenti che fanno pensare più a una desiderio di mettersi in mostra che altro), perché siamo nuovi, siamo il mai visto prima, ma lo facciamo, e ogni volta ci riusciamo e alla fine siamo felici noi sul palco, noi dietro al palco, noi davanti al palco, noi tutti! Siamo orgogliosi di lavorare senza risparmiarci, senza certezze, senza rete, ma soprattutto senza barriere mentali, senza pensiero standard, senza azioni precostituite ma con la gioia e l’adrenalina ogni volta di una prima volta. In ogni luogo dove stiamo per arrivare ci rendono la vita difficile ma va benissimo così, le cose nuove non sono mai rassicuranti e ben pettinate, i bimbi nascono nudi, sporchi, liberi e affamati come la vita, e ci sarebbe qualcosa di profondamente sbagliato nel progetto se non desse fastidio a chi ha scelto di stare dalla parte del lamento costante, senza proposte mai, senza mai uno slancio positivo, sempre nella risposta facile e mai nella domanda, sulla frontiera della domanda, che è poi dove accadono le cose. Jova beach Party è in spiaggia perché va fatto sulla frontiera e la spiaggia è la frontiera assoluta, il luogo della trasformazione per eccellenza. 
Jova Beach Party è una festa! Ed è una sfida leggera, danzante e risoluta, soprattutto una sfida agli stereotipi, alla cupezza, all’ottusità , ai fighetti, agli spacciatori di odio malriposto, ai sicuri di sé, agli indottrinati, agli snob, a chi ha bisogno sempre di nemici e mai di sogni. Leggera, dura un giorno, si vola.
Questa cosa lunga che ho scritto forse apparirà inappropriata a molti, ma non a chi c’era e ci sarà o potrebbe esserci, aldilà di ogni gusto musicale o valutazione artistica. E’ una questione di energia, o sbilanciandomi nell’uso di una parola che scotta: di amore.”