Addio a Ezio Bosso, il pianista che faceva commuovere

15
Mag
2020
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È morto Ezio Bosso, aveva 48 anni. Il noto pianista conviveva ormai dal 2011 con una malattia neurodegenerativa.

Torinese per nascita e origine, londinese e bolognese per residenza recente, Bosso fermò letteralmente l’Italia (perfino la frequenza delle presenze su Twitter calò drasticamente) quando apparve al Festival di Sanremo del 2016, quando parlò del significato della bellezza e della musica nella sua esperienza di uomo e fece ascoltare al pianoforte la sua composizione Following a Bird.

Nonostante tutti i mali, Ezio non si è mai arreso. Ha continuato a combatteva fino alla fine con il coraggio di un leone. La musica, la sua passione più grande, la sua ragione di vita, l’aveva anzi spinto a sfide sempre più grandi. A trasformare ogni sconfitta del corpo in una rinascita dello spirito. Lo scorso settembre aveva dovuto dire addio al pianoforte, le sue dita non rispondevano più bene, i dolori a forzarle sui tasti si erano fatti insopportabili.

A giugno 2018  partecipò come ospite italiano al Parlamento Europeo per la conferenza sull’eredità culturale in Europa, Ezio Bosso; indimenticabile il suo discorso sulla diversità e del termine ‘migrante’  “Non mi piace la retorica né il termine migranti, come fosse una massa indistinta. Siamo tutti esseri migratori, da una condizione a un’altra, in continuo divenire. Le città crescono, le società cambiano. Ho studiato a Vienna, sono dovuto andare in Australia e a Londra per lavorare. Spostarsi è migliorarsi. Se un musicista ha paura delle migrazioni, non è un musicista”.

Sempre legato al tema della diversità, si sofferma anche sulla musica e sui suoi problemi di salute (sindrome neurodegenerativa giunta in seguito all’asportazione di una neoplasia nel 2011“Non esistono i limiti. Chi ha un vero limite è chi lo vede negli altri. Semmai esistono le differenze”.

Grazie alla sua capacità di trasformare la musica in arte, con il nuovo disco vuole portare la conoscenza in tutte le case “Voglio far conoscere questi uomini che hanno speso l’esistenza a cercare la perfezione, sapendo che non l’avrebbero mai trovata, perché l’importante non è il punto d’arrivo ma il viaggio”.