Noa, concerto annullato a Milano per le sue opinioni contro la guerra in Israele

01
Ago
2014
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L’agente di Noa per l’Europa Pompeo Benincasa ha comunicato la cancellazione del concerto che la sua artista avrebbe dovuto tenere a Milano il prossimo 27 ottobre, nell’ambito dell’evento organizzato dall’associazione Adei-Wizo-Donne Ebree d’Italia. I motivi non sono riconducibili a problemi di salute, impegni improrogabili dell’artista o affini, bensì…

…ad alcune dichiarazioni pacifiste pubblicate sui social dalla stessa Noa in merito alla guerra tra Israele e la Palestina. Tali dichiarazioni, che esortano ebrei e arabi moderati ad allearsi per fermare la guerra non sono andate giù agli organizzatori, che hanno subito disposto la cancellazione dell live nel capoluogo lombardo.

Come spiegato da Benincasa, l’associazione Adei-Wizo-Donne Ebree d’Italia, promotrice del concerto, si è vista “costretta ad annullare la serata prevista il 27 ottobre p.v. a Milano” a seguito “delle dichiarazioni rilasciate da Noa alla stampa riguardanti il difficilissimo momento di guerra nel Medio Oriente”. Inoltre, “la Wizo in Israele si è dichiarata contraria alla presenza dell’artista a Milano”.

Ecco la lunga lettera della cantante di “Beautiful That Way” pubblicata sul suo blog: “Ci sono soltanto due parti in questo conflitto, ma non sono Israeliani e Palestinesi, Ebrei ed Arabi. Sono i moderati e gli estremisti. Io appartengo ai moderati, ovunque essi siano. Loro sono la mia fazione. E questa fazione ha bisogno di unirsi! Sono terrorizzata, angosciata, depressa, frustrata e arrabbiata… Ogni ondata di emozioni si confronta con l’altra per il dominio del mio cuore e della mia mente. Nessuna prevale e io affondo in quell’oceano ribollente che è fatto da tutte loro combinate insieme. C’è un’allerta-missile ogni ora, da qualche parte vicino casa mia. A Tel Aviv è anche peggio.”

Detto questo, la cantante prende le distanze da chi gioisce della morte: “Ho voglia di prendere la testa tra le mani e scomparire, sulla Luna, se possibile quando leggo i sermoni dei rabbini Ginsburg e Lior, che parlano della morte romantica e dell’omicidio nel nome di Dio. O quando leggo le incredibili parole di razzismo scritte da alcuni miei connazionali, le urla di gioia quando i bambini palestinesi vengono uccisi, il disprezzo per la vita umana. Il fatto che abbiamo la stessa fede religiosa e lo stesso passaporto per me non vuol dire nulla. Io non ho niente a che fare con certa gente. Allo stesso modo, anche gli estremisti dell’altra parte sono miei acerrimi nemici. Ma la loro ira non è soltanto diretta verso di me, ma anche verso i moderati della loro stessa società; il che fa di noi fratelli in armi! Proprio come esorto gli Arabi moderati, ovunque essi siano, a fare tutto ciò che è in loro potere per respingere l’estremismo, non ho alcuna intenzione di chiudere gli occhi dinanzi alle responsabilità nostre per il fallimento in atto”.

Si conclude così la lettera a cuore aperto scritta da Noa: “Se ci rifiutiamo di riconoscere i diritti di entrambe le parti e di farci carico dei nostri obblighi, se ciascuno di noi rimane aggrappato alla propria versione, con disprezzo e sprezzo di quella dell’altro, se continuiamo a preferire le spade alle parole, se santifichiamo la terra e non le vite dei nostri figli, saremo presto tutti costretti a cercare una colonia sulla Luna, perché la nostra terra sarà così zuppa di sangue e così intasata di lapidi che non vi resterà più niente per vivere. Io ho scritto le parole che seguono e le ho cantate insieme alla mia amica Mira Awad. Oggi sono più vere che mai: ‘Quando piango, piango per tutti e due. Il mio dolore non ha nome. Quando piango, piango rivolta al cielo spietato e dico: Dev’esserci un’altra via’”.