Mika: “Se non avessi reagito agli insulti avrei tradito il 13enne che sono stato”

12
Ago
2015
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Ai colleghi del Corriere della Sera, Mika ha raccontato le motivazioni che l’hanno spinto a reagire di fronte ai manifesti del suo live del 30 settembre a Firenze, imbrattati con la scritta ‘frocio’ dall’idiota di turno.

“Quando ho visto su Instagram la foto del poster di Firenze, con la mia faccia imbrattata, mi sono sentito triste, umiliato – ha raccontato il cantante – Il primo istinto è stato: non dire niente a nessuno, non reagire. Sono in tour, posso girarmi dall’altra parte, esibirmi e stare bene. Spingere lontano gli insulti”.

Facile quando sei il solo a saperlo e nessun altro se ne accorge. Ma i fan hanno iniziato a parlarne sui social e anche gli amici di Mika hanno cominciato ad avvertirlo dell’accaduto, ignari che il cantante già sapesse tutto.

“Così mi sono reso conto che la mia prima reazione era ancora quella di un tempo, quella di una persona molto giovane che si sentiva impotente. A scuola ero così, inerme. Se allora avessi reagito mi avrebbero picchiato e non avrei ottenuto altro che tornare a casa con un livido in faccia. So che cos’è il bullismo, mi venivano addosso. Per razzismo, per il fatto che mia madre era grassa o perché in quel periodo avevamo problemi di soldi. Soprattutto, l’80% delle volte, per la mia sessualità. Prima ancora che io fossi consapevole della mia sessualità”.

Insomma, è da una vita intera che Mika soffre per insulti gratuiti, inutili e idioti dettati da un’omofobia insensata. Ma questa volta era giusto reagire senza voltarsi dall’altra parte perchè, come spiega il cantante, “rifiutando di riconoscere gli insulti, avrei commesso un errore: avrei dimenticato il tredicenne che sono stato e avrei fatto male alle persone che non hanno quel lusso e quel privilegio. Io posso salire sul palco. Ma quando sei implume e quella parola ti riguarda, se vedi quel manifesto ma non trovi una risposta che ti faccia da scudo, allora per te significa che ti hanno abbandonato. Perdi le speranze e ti ritrovi ancora più debole. Non potevo permetterlo, proprio per le cose che sono cambiate nella mia vita: avrei lasciato solo me stesso e un sacco di altre persone. Non importa se hai 14 o 64 anni, quando vedi una cosa del genere la reazione è la stessa, perché ti tocca.

È il motivo per il quale ho deciso di mettere quell’immagine come foto del mio profilo su Twitter e Instagram. Era esattamente quello che mi avrebbe spaventato a 13 anni. Allora non avrei avuto il coraggio, non potevo averlo.Ho fatto l’opposto di quanto avrei fatto a scuola. Per tutta la vita mi hanno chiamato così: io usavo quegli insulti, li trasformavo in musica, li mettevo nei miei disegni. Per la prima volta, sabato scorso, mi sono detto: perché non tirarli fuori e farne una bandiera da tenere alta sopra le teste di quelli che scrivono, che pensano così?”