Francesco De Gregori racconta “La leva calcistica” e attacca Salvini

14
Mar
2019
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L’artista romano torna a farsi intervistare da VanityFair dove affronta a 360° non solo la sua musica ma anche alcuni temi di attualità, primo tra tutti quello della politica e dei suoi esponenti.

Considerato uno dei più grandi artisti della musica italiana, Francesco De Gregori conta nella sua carriera decine di singoli di grande successo e anche album molto importanti. Tra i tanti progetti realizzati, l’intramontabile successo La leva calcistica del ’68 è uno dei suoi fiori all’occhiello anche se per anni lui nel suo piccolo non l’ha vissuto proprio così.

“Ho litigato spesso con ‘La leva calcistica del ’68’. – rivela oggi per la prima volta – Fino a quando l’ho cantata pensando a me stesso nei panni di un bambino calciatore mi è parsa una canzone datata e anche un po’ finta. Ora la canto volentieri perché riflettendoci credo che sul campo non vada soltanto Nino con la sua maglia numero 7, ma un aggregato umano composto dalle suggestioni di una persona che tutto desiderava nella vita tranne star fermo.”.

Per De Gregori il successo sembra non contare molto, soprattutto perché è il primo artista che definisce questo lavoro musicale come un servizio pubblico. Una visione particolare, originale e inaspettata ma che lui umilmente spiega così “Se un amico mi dice ‘sei un vecchio stronzo’, può farmi anche bene, ma quando affermo di voler essere il solito stronzo intendo dire che rifiuto di essere innalzato a maestro. Mi sono sempre visto come un uomo normale, che fa un lavoro normale. A me pare di svolgere quasi un servizio pubblico. L’artista lavora per la gioia degli altri. Non ho niente da insegnare a nessuno, anzi, mi capita di imparare ancora molto dagli altri.”.

Dopo la musica però nell’intervista arriva anche lo spazio dedicato all’attualità, in particolare alla politica e al ministro Matteo Salvini, sul quale anche lui come tantissimi colleghi sceglie di dire la sua Mi sembra superficiale definire Salvini razzista. Come spesso è stato l’uso dell’aggettivo fascista o comunista attribuito al nemico politico solo per evitare di scendere sul piano della contestazione critica. Più che razzista, definirei Salvini xenofobo.”.