Addio a Chester Bennington, il cantante dei Linkin Park si è suicidato

20
Lug
2017
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Si è impiccato oggi nella sua residenza in California. L’artista lascia la moglie e 6 figli.

A soli 41 anni si è impiccato, il suo corpo è stato trovato senza vita a Palos Verdes Estates in California questa mattina attorno alle ore 9 (locali). La sua morte arriva improvvisa: l’artista, leader dei Linkin Park e noto anche per essere stato il cantante degli Stone Temple Pilots, aveva lottato per anni contro droghe e alcol. Anni fa aveva confessato di aver già tentato una volta il suicido in seguito alle varie molestie subite da piccolo (dai 7 ai 13 anni) da parte di un ragazzo più grande di lui.

Ancora sconosciute le reali cause che lo hanno portato a questo gesto estremo.

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Famoso per essere stato da sempre la voce della band dei Linkin Park, Chester Benningont ha lavorato anche per due anni con gli Stone Temple Pilots. Nel 2006 fu un momento molto importante per la sua carriera: Chester fu inserito nella posizione 46 nella classifica dei 100 migliori cantanti metal di tutti i tempi (la classifica fu stilata da Hit Parader).

Il maggior successo assieme alla band dei Linkin Park arriva nel 2000 con la pubblicazione dell’album Hybrid Theory, grazie al quale la band ha venduto oltre 27milioni di copie di tutto il mondo, ricevendo in America la certificazione di Disco Diamante. Questo album è diventato famoso anche per il profondo significato dei testi in esso contenuti (12 tracce presenti) che esprimono sentimenti esperienze ed emozioni quotidiane. Il commento, nel 2002, dello stesso Chester Bennington intervistato dalla rivista Rolling Stone fu “È facile perdersi nelle cose – pensando “povero, povero me”, ed è da questo che provengono canzoni come Crawling: non posso sopportare me stesso. Ma questa canzone tratta del prendersi le responsabilità delle proprie azioni. Tratta di come io stesso sono il motivo di ciò che provo. C’è qualcosa dentro di me che mi indebolisce. 

L’artista era legato da una profonda amicizia con Chris Cornell, scomparso anche lui recentemente in circostanze drammatiche ed analoghe; anche lui si sarebbe tolto la vita nella stanza d’albergo dopo il concerto tenuto a Detroit. Alla ricezione della notizia della sua morte, Bennington rimase distrutto e gli scrisse una lunghissima lettera in cui si legge “…Mi hai ispirato in tanti di quei modi che non puoi neanche immaginare, il tuo talento era puro, la tua voce era gioia e paura, rabbia e dimenticanza, amore e tristezza, tutto in uno…”.