Biografia Freddie Mercury

Farrokh Bulsara nacque a Stone Town e trascorse l'infanzia nella sua terra d'origine, l'isola di Zanzibar, 25 km al largo della costa della Tanzania. I suoi genitori, Bomi e Jer Bulsara erano originari del Gujarat (stato dell'India occidentale), ma avevano dovuto trasferirsi in Africa a causa del lavoro del padre, cassiere della Segreteria di Stato per le Colonie. Quest'ultimo era un praticante di un derivato dell'antica religione zoroastriana. La famiglia era completata dalla sorella minore di Farrokh, Kashmira.

Nel 1954, all'età di otto anni, fu mandato al collegio scolastico del St. Peter's Boys School, a Panchgani (Mumbay, in India) e fu proprio in questo luogo che Farrokh iniziò ad essere chiamato Freddie. Oltre a possedere un notevole talento artistico (era un ottimo disegnatore), Mercury eccelse anche nello sport: fu infatti un abile velocista e pugile, raggiungendo buoni risultati anche in altre discipline sportive come l'hockey su prato, il cricket e il tennis tavolo. Durante la permanenza al collegio, ebbe anche la sua prima esperienza musicale: formò infatti insieme ad altri quattro compagni la band dei The Hectics, che si esibiva durante feste o eventi scolastici e di cui Freddie era il pianista.

Dopo avere trascorso gran parte dell'adolescenza in India con la nonna e la zia e dopo aver fatto ritorno in patria nel 1962, a 17 anni dovette spostarsi con la famiglia in Inghilterra per via della rivoluzione di Zanzibar, che stava minando la stabilità politica del paese. I Bulsara si stabilirono in una piccola casa a Feltham, vicino Londra. Freddie intanto proseguì gli studi al Isleworth Polytechnic (oggi chiamato West Thames College) e, più tardi, ottenne un diploma in arte e design grafico presso il Ealing Art College].

Dimostrò sin da bambino particolare interesse per la musica e crebbe ascoltando le sonorità orientali della cantante Lata Mangeshkar, che Mercury potè ammirare dal vivo durante il soggiorno in India. Dopo lo spostamento a Londra, iniziò a conoscere la musica dei maggiori artisti inglesi del periodo, come Jim Croce, Elvis Presley, Jimi Hendrix, John Lennon e delle band dei Led Zeppelin, The Rolling Stones, The Who, The Beatles. Freddie era attratto anche dalla cantante e attrice Liza Minnelli; in un'intervista dichiarò: «Una delle mie prime influenze artistiche fu Cabaret. Adoro Liza Minnelli, il modo in cui interpreta i suoi brani è pura energia».

Mentre lavorava presso alcuni periodici di Kensington, si unì agli Ibex di Liverpool: tale gruppo cambiò in seguito nome in Wreckage, ma si sciolse con l'arrivo degli anni Settanta. Farrokh rispose allora a un annuncio dei Sour Milk Sea, che stavano cercando un cantante. Avendolo sentito in prova, gli altri membri del gruppo restarono impressionati dalla sua voce e lo ingaggiarono, facendolo cantare in alcuni concerti ad Oxford. Dopo questa esperienza il nuovo cantante decise di seguire la band dell'amico Tim Staffell, gli Smile, dandogli anche alcuni consigli su come eseguire una buona rappresentazione nei concerti. Non molto tempo dopo, Tim Staffell lascerà gli Smile, accettando un'ottima offerta di un altro gruppo: gli Humpy Bong.

Negli Smile, ove suonavano anche Roger Taylor alla batteria e Brian May alla chitarra, Freddie sostituì allora Staffell, che ne era il bassista e cantante. Conobbe anche Chris Smith con il quale incominciò a comporre: fu in quel periodo che scrisse una delle sue prime canzoni (Stone Cold Crazy) che fu però pubblicata solo nel terzo album dei Queen, Sheer Heart Attack.

Il giovane Bulsara terminò gli studi accademici nel giugno del 1969.

Con lo scioglimento degli Smile e il contemporaneo fallimento dei Wrackage, Roger, Brian e Freddie si ritrovarono e decisero insieme di formare un nuovo gruppo. Fu proprio il cantante di Stone Town che, dopo essersi appropriato del nome d'arte di Freddie Mercury (in onore di Mercurio, messaggero degli dei che successivamente sarebbe stato citato in My Fairy King), scelse il nome della neo-band: Queen.
I tre si concentrarono quindi sulla ricerca di un bassista. La scelta ricadde su John Deacon, un ragazzo di Leicester conosciuto a una festa. Mercury e il resto del complesso, con lo scopo di acquisire maggiore confidenza con il palcoscenico, affrontarono il loro primo tour in Cornovaglia già nel 1971, ripetendo l'esperienza nel 1972 a Wembley come collaudatori delle rinnovate strutture del De Lane Lea Studios.

Per volere di Freddie, la prima decade dei Queen fu caratterizzata dalle stravaganti esibizioni che talvolta sfociarono in spettacoli teatrali: fu questo il periodo in cui Mercury e May si presentarono ai concerti truccati e vestiti totalmente in bianco e nero, in cui il frontman chiuse i live lanciando rose agli spettatori, brindando con loro e intonando l'inno nazionale del Regno Unito, God Save the Queen e in cui lo stesso cantante apparve con l'aspetto di un motociclista, abbigliato con giubbotto di pelle nera, indossando da contrasto le scarpe dette "ballerine". Il rapporto con i mass media, sin dalle origini, si rivelò pessimo. In particolare la stampa inglese definì il primo lavoro del gruppo, l'album Queen, «rock da supermercato», ventilando un plagio degli stessi nei confronti dei Led Zeppelin. Fu così che le interviste di Freddie si fecero sempre più rare. Di contro si strinse un forte legame con il pubblico, colpito dall'entusiasmo e dall'energia con cui la band li coinvolgeva direttamente durante le apparizioni dal vivo.

Durante l'incisione dell'album Queen, Mercury cantò nei singoli I Can Hear Music e Goin Back (rispettivamente cover delle originali dei The Ronettes e di Dusty Springfield) sotto lo pseudonimo di Larry Lurex, peraltro coadiuvato dagli stessi May e Taylor con i loro rispettivi strumenti.

A cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta portò avanti un progetto-solista ben più continuo, grazie a cui pubblicò due album studio e vari singoli. Anche se il successo riscontrato non fu paragonabile per vendite a quello ottenuto con i Queen, i due dischi e alcuni brani contenuti in essi riuscirono a entrare nella top ten della UK Albums Chart e della UK Singles Chart. La prima fatica fu Love Kills (1984), tra le colonne sonore nel rifacimento della pellicola di Fritz Lang Metropolis. Scritta a due mani con il compositore italiano Giorgio Moroder, raggiunse la decima posizione nella classifica britannica.

I due dischi da solista sono Mr. Bad Guy (1985) e Barcelona (1988). Il primo è un album pop caratterizzato anche da sonorità disco e dance. Barcelona invece fu registrato con il soprano spagnolo Montserrat Caballé e non poté che risentire di tale collaborazione; l'album combina elementi della musica popolare a elementi propri della lirica, con forti influenze rock. Nella classifica del Regno Unito l'opera giunse alla posizione numero otto, mentre in Spagna il successo fu assai più considerevole, venendo selezionata la title-track come inno ufficiale dei giochi olimpici svoltisi a Barcellona nel 1992. A un anno dalla morte del cantante, Montserrat Caballé si esibibì alla cerimonia di apertura dei giochi cantando in duetto con Freddie Mercury, presente su uno schermo, Barcelona.

Nel 1987 partecipò in qualità di cantante al musical Time di Dave Clark: scrisse e interpretò le ballate Time e In My Defence. Allo stesso anno risale anche la nota cover dei The Platters, The Great Pretender: edita su singolo nel mese di febbraio, fu il maggior successo solista di Mercury, stabilendosi alla quinta posizione nella classifica inglese.

Collaborò inoltre con diversi cantanti tra cui Billy Squier, Jo Dare, Eddie Howell e The Cross, gruppo quest'ultimo parallelo ai Queen fondato da Roger Taylor. In rete sono reperibili due brani, mai rilasciati ufficialmente, frutto di una breve collaborazione con Michael Jackson risalente al 1983: sono State of Shock, in cui duettarono vocalmente, e una versione primigenia di There Must Be More To Life Than This, nella quale Freddie accompagnò al piano Jackson. La canzone sarebbe poi stata ri-registrata unicamente da Mercury e inserita nel suo Mr. Bad Guy.

Il 1976 segna un'altra importante svolta nella sua carriera musicale e nella sua vita privata: Mercury, probabilmente conscio di non essere totalmente eterosessuale, trasforma il suo rapporto di amore e passione con Mary Austin in un rapporto di amore fraterno. Nemmeno i suoi genitori sono al corrente della sua bisessualità: quando sono in visita nella sua casa a Garden Lodge, Mercury chiama sempre Mary per creare un'atmosfera di normalità agli occhi dei genitori.

Mary Austin gli rimase vicino fino all'ultimo, occupandosi di lui, costretto a letto dalla sua malattia. Secondo dichiarazioni da lei rilasciate, Mercury andava a trovarla frequentemente sul posto di lavoro, e prima di trovare il coraggio di chiederle di uscire passarono cinque o sei mesi. Mercury conobbe la Austin perché amica di Brian May: gli venne presentata durante una discussione che lui ebbe con May riguardo al nome da dare al gruppo. Mary Austin è sempre stata messa in cattiva luce da molti amici di Mercury, soprattutto dopo che egli le lasciò la metà del suo patrimonio, facendole ereditare così oltre quattro milioni di sterline (come testimonia il testamento dell'artista). Mary Austin inoltre ereditò da Mercury la sua casa a Londra, nella quale andò ad abitare. Molti collaboratori del cantante, tra i quali il giardiniere Jim Hutton, che fu anche l'ultimo amante di Freddie Mercury, furono così costretti ad abbandonare la dimora di Garden Lodge.

Nonostante i dissapori con alcuni amici gay dell'artista, Mary Austin fu una presenza costante nella sua vita, partecipando spesso alle tanto amate feste organizzate da Mercury.

Nel 1980 Freddie si mostrerà al pubblico con un look vistosamente differente: capelli corti e baffi, secondo il look detto "clone", come a segnare una rottura con il passato. Il 1981 sarà un anno di transizione, la vita pazza e sregolata di Monaco mette a dura prova la sua persona e alcune sue amicizie. Le sue feste erano sempre dei grandi eventi in maschera, dove si mischiavano molte diversità sessuali in modo molto aperto (come si vede nel video di Living On My Own, ambientato a Monaco durante il trentanovesimo compleanno di Mercury all'Henderson's Club).

Dopo una parentesi solistica con l'album Mr. Bad Guy (suo pseudonimo), che non ottenne molto successo, tornò a lavorare con i Queen, vivendo liberamente la propria bisessualità, spesso schernendo gli intervistatori che gli chiedevano se fosse gay, a volte negando e altre volte ammiccando e dicendo frasi come "sono gay come una giunchiglia". Insomma: non ammise mai apertamente di essere in parte omosessuale, ma non fece nulla per smentirlo. I Queen girarono un videoclip in cui lui e tutti i componenti dei Queen apparivano provocatoriamente travestiti da donne (la proposta originale fu di Roger Taylor, il batterista, da un'idea della sua ragazza ispirata da una soap opera: Coronation Street). Mercury smentì però la connotazione omosessuale del video con questa frase: "Ma il travestimento del video di "I Want to Break Free" non è affatto una dichiarazione di appartenenza gay; se avessi fatto una cosa del genere, la gente si sarebbe messa a sbadigliare. Mio Dio, guarda Freddie che dice di essere gay perché è una cosa di moda."

Nel 1987 aveva ormai abbandonato la sua vita attiva. Difatti non partecipò più a concerti, asserendo che un uomo di 40 anni non poteva saltare con una calzamaglia indosso. Alcune testate scandalistiche cominciavano a sospettare che Mercury fosse effettivamente malato; pertanto le voci in merito aumentarono esponenzialmente durante i suoi ultimi anni di vita.

Si fecero sempre più rare le apparizioni pubbliche, quasi nulle, ed egli visse sempre più nella sua villa di Earl's Court (Londra). Mercury nascose il terribile segreto della sua malattia anche agli altri membri dei Queen, per evitare che si potessero preoccupare per lui, impedendogli di cantare.

Il canto, infatti, era la cosa che più gli dava sollievo, e così dal Regno Unito si trasferì in Svizzera a Montreux, dove acquistò un appartamento, la Duck House, e dove incise alcune tra le più intense canzoni dei Queen. Cantò quasi fino alla fine, fece l'impossibile per i suoi fan, spesso facendosi pregare di smettere dagli altri componenti del gruppo, ma la musica e l'amore della gente erano le cose più importanti per lui. Memorabile la sua ultima apparizione in pubblico nel video della canzone These Are The Days Of Our Lives, tratta dal suo ultimo album con i Queen, Innuendo: il cantante appare molto dimagrito, con le occhiaie, con un vestito elegante e senza più i suoi celebri baffi. In questa ultima apparizione, nel video sono memorabili le ultime parole: "I still love you" (Vi amo ancora). Un segno d'affetto per tutti i suoi fan sparsi nel mondo, che non sanno nulla riguardo le sue condizioni di salute.

Rientrò in Inghilterra due settimane prima della fine (come confermato da David Richards al Freddie Mercury Memorial Day, a Montreux, nel 2005), per stare vicino ai suoi cari.

Dalle parole del compagno, Jim Hutton, nella primavera del 1987 fu diagnosticato a Mercury il morbo dell'AIDS, sebbene il cantante proprio in quel periodo avesse dichiarato di essere risultato negativo al test. Nonostante le smentite, la stampa britannica seguì i sempre più numerosi rumors sulla malattia dell'artista, alimentati dall'aspetto particolarmente asciutto, dall'improvviso stop dei tour dei Queen e dalle confessioni di alcuni ex-amanti pubblicate sulle pagine dei tabloid.

Il 22 novembre 1991 convocò nella sua casa di Kensington il manager dei Queen Jim Beach per redigere un comunicato ufficiale. Il giorno dopo, il 23 novembre, fu fornito alla stampa il seguente annuncio:
« Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell'HIV, ho contratto l'AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità. Spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia »


A poco più di 24 ore dal comunicato, Mercury morì il 24 novembre 1991 all'età di 45 anni. Causa ufficiale del decesso fu una broncopolmonite fomentata dall'AIDS. I funerali furono celebrati da un sacerdote zoroastriano; presenti tra gli altri alla cerimonia John Deacon, Brian May, Roger Taylor, Elton John e David Bowie. Il corpo fu cremato al Kensal Green Cemetery.

Nel testamento il cantante affidò la maggior parte dei suoi beni all'amica Mary Austin, mentre il resto del patrimonio fu diviso tra i genitori e la sorella. Inoltre lasciò 500.000 sterline allo chef privato Joe Fanelli, 500.000 all'assistente personale Peter Freestone, 100.000 all'autista Terry Giddings e 500.000 a Jim Hutton. Mary Austin continuò a vivere a Kensigton con i genitori di Mercury alla Garden Lodge; Hutton si trasferì quattro anni più tardi in Irlanda, dove dimora tutt'oggi. Quest'ultimo collaborò nella stesura di una biografia del 2000 dal titolo Freddie Mercury, the Untold Story e concesse un'intervista al The Times in ricordo del 60° compleanno del suo compagno.
Fonte: Wikipedia.org